Standard e interoperabilità per l’analisi predittiva: gli esempi di GeoSmart.Lab
Se in passato l’accesso ai dati rappresentava una criticità, oggi il problema si è ribaltato: viviamo in un momento storico caratterizzato dalla grande produzione di dati, con una presenza sempre più ampia di sensori sul territorio e nelle città. Oggi, il problema sostanziale è saperli gestire, trattare, archiviare.
Rendere lo smart citizen protagonista della smart city
“La città è fatta per essere abitata”, ha affermato Alessandro Seravalli, direttore di GeoSmart.Lab, Laboratorio di Ricerca sulle Scienze e Tecnologie Geografiche e sulle Smart Cities di Sis.Ter, nel corso del suo intervento alla XXI edizione dell’Ecohitech Award, il premio riservato ai Comuni green e smart italiani.
“Come sostenuto dal sociologo e urbanista Richard Sennett, esistono due tipi di smart city: le città prescrittive e le città collaborative. La differenza è che il primo modello punta a un perfetto sviluppo tecnologico, ma rischia di essere una città non abitabile, non al servizio del cittadino. Al contrario, in una smart city di tipo collaborativo il cittadino torna protagonista, non solo nei panni di fruitore ma anche di collaboratore, dando il suo contributo all’evoluzione della città tramite iniziative che rientrano nel concetto di cittadinanza attiva. Questa è la sfida più grande che oggi dobbiamo affrontare: accompagnare l’evoluzione della gestione delle informazioni e dei dati”.
All’interno di questa visione, appaiono cruciali due tematiche: da una parte la definizione di protocolli standard per sistemi differenti che possano dialogare tra loro. Dall’altra, avere a disposizione tutte le tecnologie importanti per arrivare alla sintesi dei dati e alla costruzione di modelli predittivi utili a prendere decisioni.
Analisi predittiva grazie a piattaforme per l’interoperabilità dei dati: gli esempi di GeoSmart.Lab
Guardano proprio in questa direzione i progetti sviluppati dal laboratorio GeoSmart.Lab, con l’obiettivo di rendere fruibili i dati per costruire modelli predittivi che possano supportare decisioni in ambito di mobilità e di turismo.
Prosegue Seravalli: “Ne è un esempio il progetto Polis-Eye (POLIcy Support systEm for smart citY data governancE)”, che si propone di fornire ai principali player del territorio, ma anche alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini, innovativi strumenti e servizi ICT in un’ottica di Smart City per la gestione ottimizzata del turismo nella regione Emilia-Romagna. Il progetto si fonda sulla realizzazione di una piattaforma software open per la gestione di dati, come ricostruzione di flussi di persone e la correlazione di eventi (specifici e atmosferici) con le presenze, anche attraverso l’applicazione a casi studio sul territorio grazie alla collaborazione delle aziende partner”.
Polis-Eye coinvolge tre differenti realtà accomunate dalla presenza di flussi turistici: il borgo di Dozza e il suo turismo escursionistico, FICO Eataly World oggetto di turismo enogastronomico, e la città di Bologna con il suo turismo culturale.
Un secondo esempio è costituito dallo sviluppo dell’app GeoIF, che (spiega Seravalli): “sfrutta i dati territoriali già esistenti e disponibili in modalità open data, permettendo di veicolare queste informazioni e approfondirle a una granularità maggiore, rendendoli fruibili al turista tramite un’app, a vantaggio della ricettività e di un maggiore indotto generale sul territorio”.
Filo conduttore dei progetti è quello di sviluppare una piattaforma integrata e replicabile, con prassi che possono facilitare la standardizzazione e l’interoperabilità secondo modelli e prassi già di riferimento, con evidenti vantaggi dal punto di visto economico, legislativo e dell’offerta territoriale.
“È importante che anche la pubblica amministrazione faccia sempre più riferimento non tanto a proprie specifiche, ma a linee guida comuni. In questo senso, tra l’altro, l’Unione Europea si sta muovendo proprio in direzione della definizione di percorsi e standard condivisi, per una propria strategia sul digitale che tenga conto dei propri valori, della propria storia, della propria cultura”.
Martina Pugno